Spesso ricevo telefonate di persone che mi chiedono: “come mi devo comportare se devo fare dei lavori/rapportarmi con il vicino chiassoso/etc.?” E io rispondo: “guardi, le parlo più come condòmina che come amministratore”…..sì, perchè anch’io abito in Condominio! Ta-dahhhh!
Ecco, l’unica cosa che ho evitato è di amministrarlo, anche se me lo avevano chiesto (ho avuto la chiara e distinta visione della processione che ci sarebbe stata verso la mia porta per dire, chiedere, portare qualsiasi cosa). In compenso lo amministra mio fratello e, anche se non mi suonano a casa, mi fermano per dirmi: può riferire a suo fratello…..? Può dare a suo fratello…..? Può chiedere a suo fratello….? Ma ha ricevuto la mia mail suo fratello?
In pratica è uguale ma con l’aggravante che non prendo l’onorario.
-.-
Comunque.
Quando mio marito e io ci siamo insediati nel 2009, la prima cosa che abbiamo detto con gli altri condòmini è stata: per qualsiasi cosa, anzichè stare a chiamare l’amministratore, ditelo a noi. Sì, perchè personalmente trovo un pò assurdo telefonare a una persona che riferisca qualcosa a quello che hai di sopra/sotto/fianco. CON LA DOVUTA CORTESIA, penso si possa dire tutto. Però, non capisco il motivo, si parte che si è già arrabbiati, già aggressivi. Io penso sempre: se una cosa non l’ho mai detta a una persona, questo non può saperla; perchè si presuppone in partenza che la faccia apposta? La prima volta la dico gentilmente, SE POI continua la faccenda è diversa. Questo, comunque, non vuol dire che si sia autorizzati, per me, a essere aggressivi o maleducati.
Un esempio in questo senso: una volta abbiamo dormito in agriturismo; sentivamo quelli della stanza adiacente, una famiglia, come se li avessimo con noi. Siccome già la mattina ci avevano svegliato, la sera mio marito ha cominciato a battere il pugno nel muro che divideva le due stanze per far capire che dovevano fare silenzio. Io ho detto: ma che modo è questo? sapendo i risultati che portano atteggiamenti di questo genere e, in pigiama, sono andata a bussare alla porta della stanza confinante; con tutta la gentilezza possibile, con quella che piacerebbe che la gente usasse con me, ho fatto presente che li sentivamo come se fossero con noi. Il rumore è immediatamente cessato. Penso invece che un atteggiamento di poco dialogo avrebbe portato a ben altro risultato.
Quindi, quando mi telefonano per dire: “questo o quell’altro fanno qualcosa che non mi piace”, spesso chiedo: “ma vi siete parlati??” “NO”. Ma perchè parlare è così sottovalutato?? Tra l’altro, quando poi faccio da ambasciatore del messaggio, la maggior parte delle volte mi sento dire: ma non me lo poteva dire direttamente? E non posso che concordare.
Il nostro condominio è abbastanza pittoresco e – chiaro – ci sono cose che ogni tanto ci infastidiscono. Delle volte, magari presa dal nervoso per altre cose, mi piacerebbe farle presente ma poi penso: noi abbiamo il cane che ulula a ogni ambulanza che passa (per chi è di Ferrara: abitiamo in Via Comacchio, ho detto tutto). La mattina lo porto con me in ufficio per “smezzare” il tempo in cui può arrecare disturbo però penso: se io faccio presente che mi dà fastidio una cosa, loro magari ne hanno subito un’altra che non mi hanno fatto presente per quieto vivere. Magari credo di comportarmi tanto bene e invece non c’è solo il cane che disturba ma c’è anche altro e non mi dicono niente sempre per il quieto vivere; vale la pena di scoperchiare questo vaso di Pandora? No.
Quindi “sopportiamo” allegramente il vicino del secondo piano, quello sotto di noi, che ha una gatta MA selvatica. E’ tutto un andare giù e aprirle la porta, LASCIARLA OVVIAMENTE APERTA (ma scherziamo chiuderla??), seguirla intorno a tutto l’edificio, dirle cose insensate come con i bimbi e trovarsela in mezzo alle scale quando il nostro cane (che poi è una femmina) deve salire: la gatta si gonfia come una molgolfiera e soffia, il cane piange e torna indietro. Una volta mio marito ha preso in braccio la nostra cagnolina e il gatto, spiccando uno zompo, le ha attaccato le unghie nel sedere. Un’altra volta eravamo tutti nel cortile, noi e il cane, la gatta e i loro padroni: per far vedere chi comanda, la gatta ha aggredito il cane.
Poi c’è l’uomo cucù: ogni volta che passi dalle scale, anche con le babucce, o sei in cortile che parli bisbigliando, si affaccia dalla porta o al balcone. Neanche il tempo di essere fuori che sciorìna il suo repertorio: c’è caldo oggi, eh, c’è caldo. C’è freddo oggi, eh, c’è freddo. Come si chiama (riferito al nostro cane), eh, come si chiama? E’ maschio o è femmina, eh, è maschio o è femmina?
Una volta non potevo portare il cane con me, l’ho fatto sgambare la mattina presto e poi sono entrata dalla porta di ingresso alla scala per portarlo su. Ancora abbondantemente a nanna con la testa, sento un rumore come dall’oltretomba, una voce che mi spaventa a morte e penso: ma cos’è, il Fantasma dei Natali passati?? Non capisco cosa sia e da dove provenga per via del rimbombo. Poi guardo in su ed è il mio vicino, l’uomo cucù, che fa: è maschio o è femmina, eh, è maschio o è femmina? Ma per la miseria, sono sette anni che abito qui e sette anni che me lo chiedi….mi devi pure spaventare per sapere per la milionesima volta che è femmina??
La settimana scorsa è venuto il collaboratore di mio fratello per visionare i balconi poichè ne è stata deliberata la ristrutturazione; sarà sbucato non meno di dieci volte dalla porta a finestra per dire: ad Agosto non ci sono, eh, ad Agosto non ci sono.
Poi ci sono le vicine, le altre padrone del gatto, che penso abitino per le scale: passi e ci sono, ripassi e ci sono….ma? Una casa l’avete? Non vi dico, poi, le chiacchiere a gran voce con chiunque passi. La domenica cominciano alle 8 tra di loro. Ma non l’avete un salotto per chiacchierare?! No, per le scale.
Poi i nuovi vicini che arrivano, cominciano la ristrutturazione senza preavviso, non mettono orari e vanno avanti due mesi trapanando anche i sabati pomeriggio.
L’appartamento affittato a non so quale società di basket: ogni volta che si insedia un nuovo giocatore, daccapo a spiegargli in inglese come si parcheggiano le auto che pare che esistano solo le loro.
Ben, insomma, avete capito, siam tutti sulla stessa barca.